Trasferirsi in Albania

Trasferirsi in Albania. Io l'ho fatto!

Provate un attimo a scrollare le spalle, quasi a buttare a terra quella sensazione di peso che ci appiattisce dopo un periodo di forte stress. Avete presente quella sensazione di libertà?

Ecco, questa è stata la sensazione che ho provato quando ho deciso di trasferirmi in Albania. Era semplicemente la prospettiva di una vita fuori dagli schemi, fuori dalle solite regole e leggi. Sembrava tutto così facile.

E’ come una mamma, che lascia la mano del proprio bimbo in un immenso prato verde, dove sa che pur cadendo non potrà mai farsi male, ma che se dà frutto alle sue potenzialità farà di quel campo verde un mondo straordinario.

Il sorriso delle persone era come un abbraccio che riusciva a riscaldarmi anche nelle giornate più fredde. La politica del caffè... no, non il nostro caffè, quello preso velocemente al bancone di un bar tra la folla che tra spinte e spintoni corrono per andare a lavoro. Qua il caffè è una politica di vita.

Al mattino si esce di casa almeno 2 ore prima perché almeno un'ora bisogna trascorrerla con marito e figli al mattino davanti ad un buon caffè, o con i colleghi o, perché no? con i dipendenti! I bar sono il posto giusto per parlare di una buona trattativa di lavoro, per organizzare le giornate, per presentare il proprio innamorato ai genitori… è perfino il posto giusto per commemorare il caro appena morto!

Non c’è un limite di età, al bar ci va chiunque e chiunque resta lì seduto anche per ore intere.

L’Albania è quel costante odore di Byrek che invade fin dalle prime ore del mattino. Byrek, quello che noi chiameremo pizza salata o pasta sfoglia...

Una sfoglia sottilissima farcita a strati con verdure, carne e formaggi tipici. Rigorosamente preparata in casa

Byrek con uova e latte, Byrek con salame, con salsiccia, con ricotta, con carne o con cipolla, Byrek di ogni tipo e di ogni sapore…

Hai voglia di mangiare? Allora Byrek! Hai un leggero languorino? Allora Byrek!

Non hai fatto colazione? Sempre Byrek!
Hai voglia di frutta? Meglio un buon Byrek!

Ne mangiano così tanti che l’unico pensiero che passa nella testa è... ma come cavolo fanno a restare in una taglia 42???

Trasferirsi in Albania. Perché? O perche no?

Trasferirsi in Albania significa vivere totalmente nel caos... persone che ridono e che si arrabbiano più velocemente della luce, c’è chi deve dormire e chi invece si sta appena svegliando, chi alle 16 fa pranzo e chi invece sta già cenando, c’è il musulmano che festeggia il Natale e il cattolico che mangia distante dal musulmano per rispettarlo nel periodo del Ramadan...

C’è il 13 giugno, festa di Sant’Antonio da Padova dove tutti quanti, che siano cattolici, musulmani, ortodossi e laici, trascorrono la notte al santuario di Sant’Antonio perché, indipendentemente dalla religione e dal Dio in cui credono, quella chiesa dicono che fa miracoli e quindi bisogna andarci!

Trasferirsi in Albania significa trovarsi tra montagne incontaminate tra il verde e laghi nascosti, e trovarsi subito dopo su spiagge bianche e mari cristallini...Significa mangiare un antipasto, primo e secondo con 3.50 €, significa lavorare per vivere e non vivere per lavorare!

No, non è il paradiso!

Perché di contorno a tutto questo ci sono ancora molte strade trasandate, edifici ancora da ristrutturare, c’è lo stupore poco prima e subito dopo il rammarico...

In questo paese si vive a 100 all’ora, non esistono le mezze misure... tutto o è bianco o nero...

C’è il povero e il ricco, c’è l’edificio che sta crollando accanto al grattacielo più lussuoso... c’è chi non può permettersi nemmeno una bici accanto a chi ha almeno due Range Rover! Ma la cosa che ti fa innamorare di questo paese è la bontà d’animo... perché quello che ha due Range Rover trascorrerà il suo tempo libero insieme ai suoi colleghi a comprare alimenti, coperte, stufe e legna e portarle alle famiglie povere!

Trovarsi davanti a persone benestanti che fanno collette per costruire le case di persone povere che stanno ormai crollando e lo stato non fa niente.

Il motto è: regaliamo un po’ della nostra fortuna a chi fortunato non è!!! Unica cosa importante: il verbo aiutare non conosce religione.

E voi, mamme, avete mai pensato di trasferirvi?

Supermamma Maria Sepe

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