Alberto - Mammo all'improvviso

Facile essere Mamma??

Assolutamente no. Non nasciamo genitori, ma nasciamo figli. Nessuno ci insegna cosa vuol dire, come fare, cosa affrontare e cosa ci riserverà la vita. Ci raccontano, ci consigliano, ci spiegano; ma mai sarà come ce la disegnano questa meravigliosa avventura! Ogni genitore è un genitore a sé, con tutti i pro e i contro. Dopo questa “scoperta dell’acqua calda”, questa rivelazione modello “quinto segreto di Fatima”, posso affermare con certezza che:

NO, non è assolutamente facile essere mamma.

Ma lasciate che mi presenti. Mi chiamo Alberto e all’età di 42 anni sono diventato Mamma. (Sì avete letto bene, non è un errore di battitura. Alberto, con la “O” di “OhmioDioquestochisicredediessere”). Ma fermi tutti, buoni, non pensate a cose strane. Sono felicemente etero ed anch'io come voi mi incuriosito a questo Blog di SuperMamma: mi è venuta voglia di iscrivermi e di scrivervi... per raccontare le mie esperienze, forse non interesseranno a tutti, ma a qualcuno credo saranno utili.

Praticamente sono la reincarnazione di maledizioni lanciate da alcune mamme: “Brutto CilindroMarronePuzzolente ma che - accidenti - ne sai tu di com’è essere mamma, ti vorrei vedere a te che - accidenti - saresti in grado di combinare nei miei panni” (ho sostituito volontariamente alcuni epitaffi pesanti). Prima di iniziare a scrivere le mie esperienze da Mamma, o meglio, come mi soprannominarono alcune mie amiche, da Mammo, vorrei chiedervi se avete mai pensato o ragionato a come potrebbe essere per un uomo ritrovarsi ed inventarsi mamma, se avete mai preso in considerazione un probabile punto di vista di un papà trasformato in mamma.

Beh, già essere 1 genitore è estremamente difficile. Esserne 2 è praticamente impossibile. Ma alla fine mi sono attrezzato anche per i miracoli.

Tutto inizia in una domenica di novembre del 2009, alle 19:30. Mia figlia Rebecca ha poco più di 10 anni (per le neomamme 123 mesi). Stiamo percorrendo il G.R.A., manca poco.

Un tragitto di poco meno di un’ora. Quasi sempre ci raccontiamo, cantiamo, ridiamo. Facciamo il riassunto di ciò che abbiamo fatto in questi due giorni insieme. Giorni... poi! In realtà mi viene “concesso” di vederla dal sabato pomeriggio per riportarla la domenica sera. Quasi due giorni, un week end ogni 3 settimane o addirittura una volta al mese. 🙁

Ma questo viaggio di ritorno è diverso. C’è qualcosa che ancora non riesco a capire, una tensione strana. In silenzio, tutti e due. Lei un po’ più nervosa del solito. Ogni tanto, noto con la coda dell’occhio, che lei cerca di attirare la mia attenzione fissandomi, come se mi dovesse dire qualcosa ma non trovasse il coraggio di aprire bocca. Abbasso lo stereo per cercare di intraprendere qualsiasi tipo di discussione, ma per la prima volta mi trovo spaesato, non so cosa dire.

Uno di quei momenti dove devi solo star zitto ed ascoltare, ascoltare ciò che ti sta dicendo il destino.

E aspetti, aspetti, aspetti. Minuti interminabili. Sai che stai per assistere a chissà quale confessione di tua figlia. E il cervello inizia ad immaginare tutta una serie di situazioni, voli pindarici, drammi, catastrofi, eruzioni vulcaniche, tsunami, la fine del mondo. Mentre nella mia mente si sta scatenando l’inferno in tutti gli scenari possibili, con la stessa calma di James Bond dopo aver affrontato miliardi di nemici, metto la freccia per uscire dal Raccordo. In quello stesso istante sento esordire mia figlia:

Papà, ti vorrei dire una cosa, ma non so come dirtela.” - Dopo aver sentito l’esplosione di 10 bombe atomiche, mi giro verso di lei, con la massima calma e con un sorriso tranquillizzante (in realtà credo di aver avuto una faccia da imbecille con una paresi facciale) le dico:

Dimmi amore mio, prova a dire le prime cose che ti vengono in mente e poi vediamo come affrontare il tutto
Va bene, ma promettimi che non ti arrabbi

Ecco l’Armageddon: Promesso

Sai Papo. Io non sono più tanto convinta di voler continuare a vivere con mamma

Piccolo sbandamento, sia con la macchina che con la mente, più con la mente in realtà. Tanto da sbagliare uscita, in realtà non siamo usciamo e abbiamo continuato a parlare rifacendo il giro intero del raccordo. Chi conosce il G. R. A. sa benissimo che il giro intero è poco meno di 80 km. Ce lo rifacciamo tutto, approfittando del tempo rubato per cercare di capire il perché lei sia arrivata ad una conclusione così drastica. Dopo i primi dieci minuti dove tutto si mischia, dubbi, confusione, esplosione di emozioni positive, ritorno in me cercando di analizzare.

Ma che vuoi analizzare. Io sto bene così. “Carta e sto!” Ho vinto. Ma ho vinto contro me stesso.

Ho vinto dopo tutti i sacrifici che ho fatto, tutte le volte che ho lottato per vederla, sacrifici economici e fisici. Dopo questa sera potrei non rivederla più perché nel frattempo la madre la sta martellando di telefonate sgridandola perché sta facendo un'ora di ritardo per andare a letto. Perché “ho procrastinato il rientro a casa della figlia”; ma sarei comunque l’uomo più felice del mondo perché in questa piccola frase ha distrutto tutti i miei dubbi, le paure che mia figlia non mi amasse, che non fossi il suo Papo, il suo Eroe.

Con molta calma e lucidità cerco di analizzare insieme a lei le motivazioni. Le chiedo se avesse litigato con la madre, un giocattolo non comprato, una punizione. Cercando di capire se fossero solo capricci. I figli di separati giocano la carta dell’altro genitore cattivo, cercando di stare con un piede in due scarpe. Neanche lei aveva una risposta concreta. Allora smetto di fare domande e l’unica cosa che mi sento di dirle è:

Amore mio, adesso credo sia troppo presto per arrivare a delle conclusioni affrettate. Però posso dirti che probabilmente tu e mamma state passando un periodo particolare. Tu stai crescendo anche se hai 10 anni. Dalle tempo di crescere con te.

Insomma, ho fatto scivolare la cosa, cercando di non darle il peso che avrebbe dovuto avere. Un peso troppo grande per lei. Nel frattempo, finalmente, siamo arrivati a casa della madre. Prima di scendere mi ha fatto promettere di non dire niente alla mamma.

Stai tranquilla amore mio. Rimane un segreto tra te e me. Adesso vai da mamma e prima di addormentarti mandami un bacio con la mente”.
Lo farò, mentre abbraccio il delfino che mi hai regalato

Immaginate come è stato il viaggio di ritorno a casa mia! Be’, già non è facile vivere aspettando settimane prima di rivedere mia figlia, figuriamoci pensando a ciò che mi disse quella sera. Chissà cosa le passava per la testa, chissà come questa confessione le può aver scombussolato l’anima, le fondamenta psicologiche di una ragazzina di poco più di 10 anni (sempre 123 mesi per le neomamme). Come sta? Come vive nei giorni che non ci vediamo?

Immaginatemi seduto nella mia macchina sgangherata a parlare da solo, fermo al semaforo, nel traffico o sul raccordo, litigando con me stesso, combattendo contro le mie paure, le mie ansie, le ansie di un genitore che sente che sua figlia (o suo figlio) ha più di una nota scordata all’interno di una melodica sinfonia che dovrebbe essere la colonna sonora armonica della sua essenza. Mi ripetevo tutti i giorni, ogni volta: “Ma dai Alberto, calmati è tutta una tua masturbazione mentale. Vedrai che è solo un tuo stato emozionale. Lei sta bene, sicuramente dopo quello sfogo si è ripresa e adesso affronta il rapporto con la madre in maniera diversa, più serena. Tu stai calmo, alleggerisci la tensione ogni sera che la chiami al telefono e vedrai che è stato solo un momento passeggero.”

Però perdonatemi se vi confesso che ero felice, mi era tornato il sorriso dopo aver udito: “Sai Papo. Io non sono più tanto convinta di voler continuare a vivere con Mamma

Il suono di questa frase involontariamente ha innescato un processo di lento cambiamento sia per me che per mia figlia. Ma anche per tutti quelli che ci circondavano, parenti e amici. Sarei un ipocrita se non vi dicessi che mi sentivo felice, forte, invincibile. Finalmente respiravo di nuovo, respiravo a pieni polmoni. Tutti i colori che erano esistiti fino a quel momento diventarono più… colorati. Il profumo del mondo intero era diventato più...  profumato (ho capito, non è che posso sempre sta a scrive frasi poetiche, eh??!!).

Insomma, quella semplice frase era riuscita a dare corpo a tutte le mie lotte per vedere mia figlia, tutti i miei sforzi, i miei sacrifici, ma soprattutto aveva dato corpo a tutto il mio amore per lei.

Alla fine mi sono ritrovato a ripetermi più di una volta la solita frase fatta: l’Amore vince su tutto.

Cazzarola, era proprio vero. Una gran dose di pazienza e lasciar sgorgare tutto il mio amore che provavo (e che provo, naturalmente. Perché mica mi è terminato. Avoja te!!!) per mia figlia e alla fine eccomi qui a raccontare le mie esperienze di mammo a qualcuno, sperando che mi state leggendo.

Ehi??? C’è nessunoooo???? Uffff, vabbè, torno un'altra volta va’.

Da quella sera è iniziata la mia trasformazione nei panni di un Mammo...ne ho di cose da raccontarvi di questi 10 anni tra Mammo e Figlia, se avete voglia di star a sentire le mie rocambolesche avventure scriverò presto nuovi articoli.

To be continued...

SuperMammo Alberto Venzi

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