Bambino ucciso di botte

Bambino ucciso di botte. Racconto shock della mamma

E' successo un paio di settimane fa... a Cardito nel napoletano, un bambino di 7 anni è morto di botte. Ricoverata anche la sorella. Arrestato, per omicidio volontario, il compagno ventiquattrenne della madre.

All’interno di quello che pareva un tranquillo nucleo familiare, qualcosa si è rotto, qualcosa è saltato. Colui che avrebbe dovuto proteggere, accudire, amare, tenere le redini di tutta una famiglia, quelle redini se le è lasciate sfuggire e ha preferito impugnare il manico di una scopa, per brandirlo contro i due figli della compagna, fino ad ucciderne uno e a deturpare il volto dell’altra.

E’ morto così Giuseppe, un bambino di 7 anni, morto di botte, di sangue, di rabbia. È morto schiacciato da un esubero di odio e violenza ripetuti per ore. E' morto per dispetto, di fronte alle sue sorelline di 8 e 4 anni, la più piccola unica indenne. Dalle prime indiscrezioni pare che a destare l’ira funesta sia stato un moto di gelosia dell’uomo a cui sembrava che la compagna riservasse più attenzioni ai due figli avuti da una precedente relazione rispetto alla loro figlia, per questo risparmiata.

Ancora una volta è donna il bersaglio, ancora una volta è lei che sbaglia e deve essere punita per i presunti errori commessi.

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Mi metto nei panni della mamma e per un attimo, mi manca il fiato, non respiro più! Sento l’eco delle grida strazianti, quelle che hanno richiamato l’attenzione dei vicini, lo sento che rimbomba e non lascia spazio per nient'altro, se non la morte.

Inizia così la fine di tutto.

La fine dei sogni e dei progetti, la fine dei respiri che riescono ad andare fino in fondo al petto, la fine dei “preparati la cartella che è tardi”, la fine dei “vieni qui che ti scaldo i piedini”, la fine dei “domani andiamo con le tue sorelle al supermercato”, la fine di quella che doveva essere una normale esistenza.

Ma è proprio quando tutto sembra normale
che ci si chiede cosa fosse veramente normale.

Allora vai un po' a fondo e scopri che proprio normale quell’esistenza non era perché l’uomo qualche precedente per rapina e scippo l’aveva, qualche bicchiere in più se lo beveva volentieri, ma fino a ieri a quanto pare in famiglia non aveva mai portato violenza.

«Ero sotto shock, non riuscivo a muovermi» - Queste le parole di Valentina, madre del bambino ucciso di botte.

Riassume così il comportamento tenuto mentre davanti ai suoi occhi si consumava la tragedia. La donna ascoltata dagli inquirenti, si difende affermando di non essere intervenuta a fermare il compagno perché caduta in un blocco psico-fisico. Su di lei potrebbero arrivare nuove accuse.

Cosa porti nel cuore mamma?

Quali segreti hai taciuto fino ad ora? Ti ha davvero sorpresa questa meschina violenza e colta alla sprovvista o tacevi dolori indicibili? Sono queste le domande che mi riempiono la mente e piango, piango con lei e per lei.

E’ il secondofatto di cronaca che ricorda quanto vengano lasciate sole queste mamme. Sole ad allattare, sole a crescere dei figli, sole a sopportare dei mariti che non le meritano.

Sola in un mondo dove se sei sola, vieni additata ma mai aiutata. Sei lasciata sola ad essere sola.

Non sappiamo come evolverà questa brutta storia, le uniche certezze sono che una famiglia è distrutta, un bambino è morto, altre due non potranno mai dimenticare ciò che i loro occhi hanno visto, una mamma ha perso un pezzo di cuore ed un uomo è in prigione per il suo folle gesto di violenza.

Supermamma Paola Gottardo

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