Vacanze di Natale. Sono a casa con i miei bimbi, 6 e 2 anni, quando dopo un ingannevole silenzio (preambolo che qualcosa sta per accadere), sento delle urla animalesche di due “nanetti” impazziti, che si rincorrono per casa. Fin quì, per chi ha figli maschi, nulla di strano! Storie di ordinaria follia!
Ma poi guardo bene: si rincorrono lanciandosi martelli giocattolo in legno e oggetti non ben identificati. Gioco un po' pericoloso - penso - quindi, dopo aver cercato, con la destrezza di un’acrobata arrugginita, di schivare oggetti volanti, riesco a placcarli sul divano e chiedere: “Bimbi cosa succede?”
Il più grande mi dice:
“...Mammaaa, Enea vuole il mio gioco e io non voglio, e lui ha iniziato a lanciarmi i nostri giochi...cosa devo fare scusami?!”
Sgrano gli occhi. Profondo respiro e con calma apparente - avrei urlato come Hulk - chiedo di lasciare ciò che hanno in mano e di sedersi accanto a me, perché la mamma deve parlargli di qualcosa di molto speciale: la gentilezza.
“Mamma ma cos'è la gentilezza? A cosa serve? Ma se non siamo gentili, cosa succede?”
La gentilezza non è una forma superficiale di cortesia, non basta avere “buone maniere”, per esempio dire buongiorno o grazie, né tantomeno è ipocrisia, ossia attenzione all'altro per convenienza. La gentilezza è una disposizione attenta verso l'altro, che si traduce in parole e azioni, da coltivare come un seme che diventerà pianta; si traduce in calore, generosità, umiltà, dedizione e gratitudine; favorisce le relazioni e genera benessere.
Fin qui tutto bene...ma poi penso: io sono una persona gentile? Se sì, come posso accompagnare i miei figli ad apprendere l'arte della gentilezza?
Impariamo ad essere gentili attraverso l'imitazione, il “buon esempio”. Se nasciamo e cresciamo in un ambiente dove lo sguardo viene rivolto anche verso l'altro, andando oltre le priorità/bisogni personali, ecco che crescendo questo valore diventa vitale, diventa filo rosso delle relazioni, diventa disposizione d'animo ma non solo, aiuta anche a sviluppare nel tempo la capacità di problem solving e la regolazione emotiva, componenti necessarie per uno sviluppo sano dell'individuo.
I nostri figli vivono e fanno esperienza di un mondo dove, non sempre, la gentilezza è messa al primo posto. Noi adulti, infatti, non sempre siamo gentili, attenti e pazienti. Il ritmo incalzante delle giornate, gli impegni, le frustrazioni, a volte ci fanno perdere di vista alcuni valori, necessari da trasmettere.
Pensate a quelle mamme che, per occupare il posto in prima fila per fotografare la recita dei figli, hanno generato una vera e propria rissa. Non sono state “molto gentili” e, soprattutto, cosa hanno trasmesso ai propri figli?
Se continuiamo a farli crescere in un mondo autoreferenziale, dove il benessere personale sovrasta quello collettivo, dove i rapporti sono basati sui “guadagni”, dove i buoni sentimenti fanno fatica ad affermarsi - perché segno di debolezza – ecco che assistiamo a situazioni di violenza, sopraffazione, egoismo, indifferenza, mancanza di attenzione verso l'altro. Ciò riguarda in primis noi adulti, ma ricade anche sui nostri figli, se siamo convinti che la gentilezza si apprende dal buon esempio.
I bambini di oggi saranno gli adulti di domani e noi, abbiamo un compito educativo importante da svolgere nei loro confronti: dare il buon esempio e pensare che, ognuno nel proprio, può apportare un valore aggiunto alla comunità. Non sono necessari atti estremi di gentilezza, basta iniziare a coltivarla tra le pareti domestiche con piccoli gesti e tante parole.
Ricordatevi, però, che ciò non significa essere sempre perfette! Per fare in modo che i nostri figli ci rispettino e si fidino di noi, non dobbiamo avere paura a riconoscere i nostri errori e i nostri difetti, le nostre emozioni. Inoltre, dobbiamo imparare a rispettare il loro pensiero ed ascoltare le loro opinioni, dimostrandogli come vorremmo che loro ascoltassero gli altri.
GENTILEZZA, CONSIGLI PRATICI
Se siete in cerca di consigli, condivido con voi alcuni strumenti per coltivare l'arte della gentilezza con i vostri bambini.
Provate a proporre attività semplici, che possano aiutare i vostri bambini a capire cosa si prova ad essere gentili, oppure come ci si sente quando si ricevono gesti attenti e premurosi da parte degli altri. Per esempio, un gioco molto semplice, che ho insegnato ai miei bambini, è quello di pensare agli altri componenti della famiglia o amici nel momento in cui hanno per esempio sete, fame, caldo, freddo. Chiedere a chi ci circonda se ha bisogno di qualcosa non costa nulla, è un gesto semplice da insegnare, da apprendere e mette tutti di buon umore.
Altri modi ludici, diretti ed efficaci per educare alla gentilezza e farla diventare una sana abitudine, potete trovarli in rete, scaricarli e proporre a casa, magari durante gli interminabili pomeriggi d'inverno, dove tutto torna utile!
Vi segnalo un paio di siti che ho trovato interessati: Mostri di gentilezza e I giochi della gentilezza.
Inoltre, potete raccontare ai bambini il potere della gentilezza attraverso un buon libro, riflettere sui propri comportamenti, prendere coscienza delle situazioni generate da essere o no gentili. Ecco alcuni titoli adatti ai vostri bambini:
- Spino di Ilaria Guarducci
- Mauricé il mostro gentile di Amy Dixon e Karl James Mountford
- Il manuale dei bambini gentili. Come comportarsi “da grandi” di Paola Dessanti
- Il piccolo libro della gentilezza di Geronimo Stilton
Inoltre vi segnalo questo link in inglese, molto interessante, dove trovare consigli e titoli di libri da condividere con i vostri bambini.
Ricordate: “Un solo atto di gentilezza mette radici in tutte le direzioni e le radici nascono e fanno nuovi alberi”. (Amelia Earhart)
Supermamma Raffaella Celi