Ricordi di un parto

Buongiorno mamme, se c’è una cosa, con piacere subdolo e godereccio, che le mamme giovani, vecchie, open mind, retrograde, etc adorano raccontare quando scoprono che aspetti un bambino, è la cronistoria del loro parto.

Ora ben venga l’informazione consapevole, ma volete mettere una primipara ignara della grande montagna russa sulla quale ormai è salita, che viene investita da cotanto ardore di parole su quanto il parto sia stato doloroso, lungo, strano, insolito, doloroso e ancora più doloroso……Ecco ci sono passata anch’io, e se poi tenete conto che ho una suocera che ha avuto sei figli, potete pensare bene
a quanti racconti ho assistito; però sono sopravvissuta e sapete come??!!

Ho seguito una regola che mi diceva sempre la mia nonna: “Tesoro, tu ascolta tutti ma poi fai come vuoi”.

Ecco forse di fronte a sanguinari racconti di dolore conditi con aneddoti che generalmente una preferirebbe non sentire, si potrebbe applicare la regola modificandola in questo modo: “Tesoro, tu fai finta di ascoltare ma fai entrare e uscire direttamente quello che senti”.

Io per mia indole preferisco provare le cose sulla mia pelle, perché penso che ogni persona viva un particolare momento in modo differente. Quello che per me può essere stato un parto fantastico non lo è stato per un’altra.

Diciamo che i miei due parti non sono stati idilliaci e indolore anzi; però quello che voglio raccontarvi non è tanto il vissuto ma il ricordo delle due esperienze a modo loro bellissime anche se devastanti a livello psicologico; non tanto per il dolore che quello bene o male, non si dimentica, ma si ovatta nella nostra memoria, lasciando un imprinting per il prossimo, ma perché da quel momento
sei Madre, si una Mamma anche se non sai bene cosa significa. Tranquille dal secondo figlio in poi ci si fa il callo.

SENSAZIONI

Ebbene di Maria Sole il ricordo che ho del mio parto è l’attesa, il calore che avevo intorno di ostetriche e del ginecologo, di mio marito accanto che se solo osava proferire parola, veniva brutalmente zittito con uno sguardo assassino (o così almeno, dice lui), i miei genitori e mia sorella fuori ad aspettare e poi lei, viso di mela, subito pronta a piangere con quella vocina stridula sulla mia pancia.

Ecco il ricordo più vivo è quello dell’amore e della vicinanza delle persone; cosa che non ho avuto con il secondo, Andrea Elvis ha deciso di arrivare come un fulmine, senza che nessuno se ne accorgesse quasi: mi è andata bene solo perché ero già ricoverata!

Come la canzone di baby k da 0 a 100, ecco cosa rivivo quando penso al mio secondo parto, ricordo ancora la voce dell’ostetrica: “Signora, ma no non chiami nessuno tanto è presto, è dilatata solo di 3 cm”. Col cavolo, in cinque minuti sono arrivata a 10 e me lo hanno preso al volo perché dopo che ho chiamato l’ostetrica, dicendo che stava uscendo qualcosa, allora sono corsi tutti e il cucciolo è letteralmente schizzato fuori, preso al volo.

Ecco la paura, la solitudine (non avevo nessuno vicino ma perché nessuno si aspettava una nascita così veloce) i momenti in cui speri di sentire la voce di tuo figlio, portato via velocemente, ma non arriva nessun suono; l’impotenza di quei minuti, l’essere lì, immobile. E poi il miracolo: la sua voce di ragnetto che arriva e che ti scioglie il cuore; ed è di nuovo amore puro, un amore che pensavi non potesse essere uguale alla prima. In realtà è un sentimento così profondo, così viscerale che spaventa quasi.

Questo per dirvi che ogni parto è a sé, ogni esperienza è unica e va vissuta come tale.

Non ascoltate per forza i racconti di chi vi circonda se non vi fa piacere; vi lascio con una frase che dicevo sempre io e che spiazzava chi pensava di preparami al parto in modo un po’ troppo strong: “beh dai, da qualche parte deve uscire no?!

SuperMamma Alessia Torriani

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