Quando avevo circa 2 anni, poco meno, mia madre decise che era arrivato il momento di togliere il ciuccio. Io adoravo il mio ciuccio, dalle foto della mia infanzia ho scoperto che era rosso e aveva il supporto a forma di fiorellino. Adorabile. E non ne volevo sapere di lasciarlo!
Quarantuno anni fa, mia madre era molto più volitiva e decisa di adesso… e non è che ci abbia messo molto a farmi capire che “ciuccio = via!”. Ha usato le maniere “subdole”, mi ha fatto credere che il mio adorato ciuccio rosso lo avesse mangiato un “pesciolone” delle spiagge liguri di Lerici, dandomi a intendere che fosse mio un vecchio succhiotto trovato in spiaggia (brutto, sporco e nero).
Nel mio immaginario iper vivido, un pesce modello “Big Fish” aveva veramente ingerito il mio ciucciotto, e mio padre lo aveva estratto dalla pancia sanguinante di quel “coso”... Detto, fatto: non ho più voluto il ciuccio!
Peccato che oggi non sia più così semplice: vuoi perché i bambini di oggi sono molto meno ingenui, e quindi a queste storie ci credono poco. Vuoi perché i genitori sono molto meno rigidi di un tempo. Fatto sta che togliere il ciuccio sembra sia diventata la malattia del secolo, la sfida più grande che un genitore possa affrontare.
Non esiste un metodo esatto e comprovato che possa assicurare alla regina di “muovere e mattare in tre mosse”, di sicuro ci sono dei piccoli trucchi da adottare e delle situazioni da evitare, che possono darci più chance di successo.
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Innanzitutto, non dobbiamo “chiedere” ai nostri figli “se vogliono togliere il ciuccio”. Il ciuccio si toglie e basta. Quindi, una volta stabilito il “dove e quando”, non dobbiamo far altro che comunicarlo al nostro amato bambino. E (più difficile a farsi che a dirsi) mantenere il punto. Niente di più facile che perdere per sempre di credibilità se cediamo a un capriccio, soprattutto dopo aver mantenuto la parola per un tot e poi averla rimangiata.
Sicuramente non è consigliabile abbinare il “togli ciuccio” con altri eventi “traumatici” per nostro figlio, come il “togli pannolino”, o il “cambiamo scuola”, o qualsiasi altro momento topico nella sua giovanissima vita. Un’esperienza tranquilla, esclusiva, può essere decisamente più proficua che un pout pourri di novità gettate tutte insieme nella vita del nostro cucciolo.
Metodi per togliere il ciuccio
Nello specifico dei metodi per togliere il ciuccio, si può optare per il metodo “del terrore” usato da mia madre, e quindi associare una cosa brutta o cattiva o comunque sgradevole, alla figura del ciuccio.
Oppure, se nostro figlio è predisposto alla generosità, possiamo giocare la carta del “c’è un bimbo piccolo che il ciuccio non lo può comprare, gli vogliamo regalare il tuo tanto sei grande?”. Giocandola sul fattore “orgoglio”, magari avremo ottenuto successo.
Oppure possiamo far sparire il ciuccio e aiutare il povero e disperato figlio fino al momento in cui, gioco forza, se ne dimenticherà. Magari ci vorrà un po’, ma vi posso assicurare che lo scorderà (magari a favore di qualche nuova abitudine). Probabilmente questa eventualità causerà qualche notte insonne e piangente, ma alla fine, vi assicuro, avrà successo.
E se abbiamo un enfant prodige in casa, possiamo tentare la strada del ragionamento “logico e razionale”. Spiegare a nostro figlio che a una certa età il ciuccio porta tanti problemi ai dentini, al modo di parlare, alle orecchie… e magari lui capirà e rinuncerà al ciuccio! Certo, in questo caso poi saremo pronti per l’Università Normale di Pisa, sezione BAMBINI PRODIGIO, oppure è molto probabile che nostro figlio non voglia sentire ragioni… e che si debba passare ai metodi sopra citati.
In ognuno di questi casi, la parola d’ordine è PAZIENZA. Mamme, armatevi di tanta, santa e benedetta PAZIENZA, e vedrete che prima o poi Sua Maestà il Ciuccio abdicherà!
SuperMamma Daria Ciotti