Perdere un genitore

Il dolore e la paura di perdere un genitore

Lo so, non sono né la prima ne l'ultima ad aver perso un genitore, tanti di voi… forse troppi… sanno quello che ho passato e che continuo a passare…Dicono che parlarne aiuta, aiuta a far uscire il dolore, ma quanti sono veramente pronti ad ascoltare?

La malattia fa paura, fa paura da matti a chi deve affrontarla, fa paura a chi sta vicino al malato, ma fa molto più paura a chi è fuori... fa paura fermarsi ad ascoltare quello che provi e stai passando da figlia di un malato terminale… sì, perché mio padre se l'è portato via il mostro.

Spaventa dover affrontare la malattia ed è maledettamente giusto così, finché la vivi dall'esterno puoi evitarla, puoi dirmi: “Non ti chiedo nulla perché non voglio farti star male" e fai bene caspita, vorrei tanto farlo anche io… A volte però parlarne aiuta, o almeno nel mio caso, mi ha aiutato a non impazzire.

Parlare del tumore di papà mi aiutava a renderlo più sopportabile…

Cosa che non ho fatto spesso in verità… Parlavo (e ne parlo ancora) della malattia ma non dei miei sentimenti e questo a volte... spesso…mi ha fatto sprofondare nel dolore. Ma partiamo dal principio

Dicembre 2016 - Papà è stato male, male come spesso succedeva, forti coliche da lasciarlo senza fiato, da farlo cadere come una pera dell'albero, quella mattina però non passavano… la corsa in ospedale… una giornata in attesa, una giornata fatta di flebo antidolorifiche, di dottori, di analisi, di attesa… Iniziano le supposizioni…infarto…no il cuore sta bene. Attesa… Polmonite…no. Ancora attesa …
Pancreatite… ecco… ci siamo, è sicuramente quella, da ecografie e analisi è quello. Si dà il via al ricovero e alla terapia, oltre che farmacologica, del digiuno... si perché è così che si mette a riposo il pancreas.

Da qui inizia la nostra malattia. Dico nostra, perché in famiglia l'abbiamo vissuta tutti insieme. Papà non esce dall'ospedale, perde 30 kg, continui dolori, continui accertamenti, continua attesa… perché pancreatite poi alla fine non era…fissano l'intervento, durato un’eternità, con la sentenza finale…

Tumore al 4° stadio non operabile al pancreas. Il nostro mondo crolla, crolla la speranza, crolla tutto.

Viene dimesso dall'ospedale a marzo 2017, dopo altri vari interventi per mettere drenaggi vari… (tubi tubicini e sacchetti vari), con una prospettiva di vita che non va oltre a giugno… se si è fortunati.
Papà, anzi, il nostro supereroe, decide di provare a fare la chemio, iniziamo così la guerra contro il mostro. Avanti e indietro dall'ospedale, tra visite e analisi e sedute di chemio, che fortunatamente sopporta pure bene, attese che durano un’eternità per avere risposte, per avere speranza… la chemio funziona, il tumore si ferma… lui però inizia a vacillare.

Il suo corpo e la sua mente sono stanchi. Lotta, lotta con i denti e a pugni stretti, lotta nonostante la spossatezza, nonostante i vari “intoppi”, lotta contro quel maledetto mostro che vuol portarlo via dalla sua famiglia, dalle sue nipoti. Il mostro però ha mandato in attacco anche un piccolo esercito… Non vado oltre, tanto già avete capito, tanto molti di voi già sanno come va a finire vero?

Il nostro supereroe ha smesso di lottare a novembre 2018… già, lunga eh?

Avrà anche perso la guerra ma gliel'ha fatta sudare la vittoria. Questi 2 anni sono stati strani, fatti di corse contro il tempo, di porte chiuse e di altre aperte. Due anni fatti di pianti ma di tante risate, risate per alleggerire la tensione, risate di gioia per una piccola vittoria, questi 2 anni ci hanno reso una famiglia forte e unita, piccola e sgangherata la nostra, ma unita sempre e fino all'ultimo momento.

Adesso mi rendo conto di quanto è delicata la vita, di come basti poco per perdere tutto.

Mi sono sentita come se dovessi portare una montagna sulle spalle mentre il terreno sotto i miei piedi si sgretolava, mi sono fatta forza e ho sempre sorriso a tutti e a lui, al mio eroe che stava affrontando la sfida più dura del mondo.

Mi manca, mi manca come l’aria e non so cosa darei per sentire ancora una volta il suo abbraccio. Non posso più farlo, ma ho deciso che devo andare avanti, devo vivere per lui ed essere felice per lui, perché lui voleva vivere e io celebrerò la vita per lui.

Questo pezzo l'ho scritto di getto, l'ho scritto perché se tra di voi c'è qualche figlia o figlio che sta lottando per sé o per qualcuno che ama, qualcuno che fatica a rialzarsi e a cui serve una mano… ecco, c’è pronta la mia da stringere forte!!!

Vorrei che le mie parole fossero fonte di conforto e di speranza, perché anche se la battaglia è dura, la speranza è un arma che non bisogna lasciare mai.

Supermamma Aurora La Prova

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